TerreMare:

Un altro modo di affinare il vino


L’unione tra il viticoltore e il pescatore, il vino nasce dalla terra e completa il suo percorso vitale indovinate un pò dove?  In mare..

Ebbene si, la “Cantina del Mare” nasce selezionando vitigni autoctoni romagnoli ed antichi e li conferisce uno spunto in più, valorizzandoli, collaborando con aziende della regione e donandole uno spirito diverso, rispettando però il territorio.

Il vino che esce dalla cantina ha già subito il suo completamento, passa anni in barrique e poi viene imbottigliato in apposite bottiglie certificate in camera iperbarica per poi garantire la tenuta alla pressione marina.

Le bottiglie saranno poi collocate in appositi “pupitre”(gabbie) e immerse in mare, nell’Adriatico ovviamente, ad una profondità di 20 metri a 7 km dalla costa di Cesenatico; rimarranno appese sui filari di allevamento dei mitili e grazie alla temperatura costante, l’assenza di luce ( parziale) e il moto ondoso completeranno il loro affinamento.

Una volta estratte, dopo circa 6 mesi, le nostre bottiglie prenderanno delle sembianze del tutto uniche, ricoprendosi di molluschi e organismi marini ( vengono decontaminate ) creando delle vere e proprie “bottiglie d’arte.”

I vini- marini che vengono impreziositi con questa fantastica Arte sono 4:

– L’Atrum: Ravenna rosso IGT, nome antico romano che è associato al Burson, ovvero un vino rosso composto al 100% di uve Longanesi

– Rosatum: Ravenna Rosè IGT, versione spumantizzata delle uve Longanesi

– Candidum: Ravenna bianco IGT, composto dal vitigno Famoso

– Adnovas: Ravenna bianco IGT, un 100% Famoso, spumante.

Ma TerreMare non è l’unica a immergere il nostro vino in mare, anche l’azienda Bisson ha da tempo incominciato questa pratica, con buoni risultati:

” Da ex professore di storia dell’arte so che il vino delle anfore ritrovate nei relitti naufragati si conserva in buono stato. Ho approfondito la faccenda, le ragioni sono più semplici di quel che credevo. A 60 metri di profondità la temperatura, intorno ai 15 gradi, rimane costante, regna la penombra e le correnti esercitano una forte contro-pressione, che per le bottiglie di vino frizzante e per gli spumanti è indispensabile. Se tanto mi dà tanto perché occupare spazio in una cantina sulla terra ferma?” 

Parole di Pierluigi Lugano, proprietario dell’azienda. 

Anche Veuve Clicquot sta sperimentando “A cellar in the sea”, il progetto è partito nel 2014 e prevede 40 anni di studio e analisi sull’invecchiamento delle bottiglie, con variabili controllate. Una selezione di Yellow Label, Vintage Rosé 2004 e Demi-Sec è stata immersa vicino al relitto ritrovato, fra la Svezia e la Finlandia, a 40 metri sotto la superficie del mare. 
Anche in Grecia,Croazia e Spagna ( precursore di questa iniziativa, con il suo laboratorio sottomarino Lseb) questa pratica viene utilizzata, non posso non ammettere che da vita a delle vere e proprie opere, bellissime e inimitabili, e ho potuto scoprire che le caratteristiche che ritroviamo in fondo al mare possono dare degli importati vantaggi soprattutto per gli spumanti.. 

Ma quello che mi chiedo è, si parla di una affascinante mossa di marketing o realmente le cellar-sea sono un efficace colpo di genio per il mondo enologico?

Greta Orsolini, studentessa di Enologia e neo-WineBlogger